Articolo di Jane Nottage
08-giu-2008
Gerhard Berger e Ayrton Senna 1991
Foto: The Cahier Archive
Gerhard Berger non ha mai
voluto parlare di Ayrton Senna, semplicemente troppo grande il dolore. Nel
dicembre del 2001, però, l’austriaco ha deciso di vuotare il sacco raccontando
quegli anni nei quali i due furono amici, “Gli anni alla James Bond” come Gerhard
stesso li ha ribattezzati, un periodo dove i soldi, il successo e le donne
caratterizzarono ogni momento della loro vita: una storia che non si ripeterà
mai più.
Gerhard Berger e Ayrton Senna
andarono d’amore e d’accordo sin da quel lontano giorno del 1983, nel quale
divennero immediatamente amici. Avevano molto in comune, i loro padri gestivano
delle attività economiche ben avviate, ed entrambi volevano sfondare anche in
Formula 1. Fu un’amicizia che durò fino al 1° maggio 1994 quando, quindici
minuti prima che si spegnessero i semafori alla partenza, si scambiarono un
sorriso per l’ultima volta. Comprensibilmente, da quel giorno fatale, Berger
non ha più avuto dolci ricordi di Imola: non solamente perché quello fu il
luogo dove perse il suo miglior amico, ma piuttosto perchè lo stesso tracciato
fu teatro di un incidente molto simile cinque anni prima, nel 1989 e Gerhard
era stato molto fortunato ad esserne uscito illeso: l’austriaco tuttora ricorda
il suo incidente come se fosse accaduto ieri, ammettendo di aver visto passare
di fronte a lui tutta la sua vita, convinto com’era che non sarebbe
sopravvissuto.
Contro tutti i pronostici la
Ferrari aveva vinto la prima gara della stagione in Brasile ed aveva grandi
speranze per la gara di casa, e Mansell e Berger erano i beniamini della folla.
Alla partenza Senna e Prost scattarono inseguiti da Mansell in terza posizione
e da Berger in quinta. L’incidente avvenne al 4° giro quando la Ferrari
dell’austriaco uscì di pista al Tamburello, urtando le barriere a 256
chilometri all’ora. L’impatto distrusse la vettura che strisciò per 100 metri
prima di incendiarsi. Passarono venti lunghissimi secondi, un record
considerando che da allora la Formula 1 aveva fatto di tutto per eliminare i
rischi di incendio dalle monoposto. Tutto sommato fu un incidente meno grave di
quello di Senna, meno violento, ma d’altra parte Berger sopravvisse all’impatto
e cosa miracolosa, riuscì a scampare anche alle fiamme. Appena perse il
controllo della macchina, all’austriaco sembrò di andare incontro alla
morte:”Appena urtai le barriere pensai ‘Cavolo Gerhard non ce la farai, non
sopravviverai’. Così misi le braccia sul petto e mi preparai all’impatto”.
Berger perse i sensi quando Sid Watkins lo trovò:- ”La prima cosa che vidi
quando mi svegliai è che c’era il professor Watkins seduto che stava cercando
di infilarmi un tubo in gola. Ero ferito, così mi resi conto di essere ancora
vivo”. Avevo una costola rotta, ustioni di natura chimica sul corpo a causa
della fuoriuscita di benzina e una ferita di secondo grado alla mano.
In una scena molto simile a
quella dell’incidente di Senna cinque anni più tardi, la gara venne fermata
mentre Berger venne portato all’ospedale in elicottero. “Il giorno dopo Ayrton
mi telefonò per sapere come stavo e io gli dissi ’Ayrton dobbiamo togliere quel
fottutissimo muro è troppo pericoloso”. A causa delle ferite Berger saltò il Gp
di Monaco ma riuscì a presentarsi al Gp del Messico un mese dopo alla fine di
Maggio. Quando Senna e Berger tornarono sul tracciato di Imola per svolgere dei
test, andarono a piedi fino alla curva del Tamburello. Berger ricorda:-”Ayrton
ed io ci incamminavamo verso il Tamburello per vedere cosa si poteva fare.
Ayrton guardò dietro il muro e vide che c’era un fiume e mi disse ‘Gerhard non
possiamo spostarlo, dietro c’è un fiume’. Ci guardammo l’uno con l’altro e
fummo d’accordo. Allora dissi ad Ayrton ‘Non possiamo fare niente però
sicuramente qualcuno ci lascerà le penne su questa curva’”. Ed Ayrton morì
esattamente lì in quel punto dove ci trovavamo a parlare.
Berger e Senna si
incontrarono la prima volta nel 1983
a Silverstone, in Formula 3. Senna stava dominando la
serie britannica. Berger ricorda- ”La stagione successiva andai in Inghilterra
per partecipare alla gara di Formula 3, avevo un set-up veramente disastroso,
così andai a parlare con Dick Bennets e Ayrton era seduto con lui. Gli chiesi
di quali marce avessi bisogno e di quali molle, Ayrton mi guardò come se
volesse dire ’Chi è questo ragazzo che sbuca fuori all’improvviso e comincia
chiedendomi come potrebbe essere il suo assetto?’ A quel tempo non avevamo la
più pallida idea del nostro futuro, ma c’era un buon feeling tra me e lui e
sapevamo che ci stimavamo l’un l’altro”. Non erano ancora particolarmente amici
a quei tempi, ma la netta superiorità di Ayrton era affascinata dall’approccio
più aperto di Berger. I due si incontrarono di nuovo al prestigioso GP di Macao
per le vetture di Formula 3. A
quel tempo nessun pilota intravedeva ancora il suo futuro, ma Senna però stato
ingaggiato dalla Toleman di F1. Berger dice:”Ayrton vinse la gara e io arrivai
terzo, e il giro veloce venne assegnato a me. Io pensai che si trattasse di un
errore, convinto com’ero che era stato Ayrton a farlo, ma fu assegnato a me,
così accettai il risultato. Quella sera ero ad una festa e lì incontrai Ayrton
per la prima volta. Mi disse ’Ho fatto il giro veloce’. I risultati ufficiali
erano usciti e quindi non c’era niente da discutere, io gli dissi solo ‘L’hai
fatto tu, ma l’hanno assegnato a me!’ Quindi parlammo e ridemmo. Penso che
cominciò così la nostra amicizia sebbene non ce ne rendessimo ancora conto”.
La famosa frase “L’hai fatto
tu, ma l’hanno assegnato a me!” sancì l’inizio della loro amicizia. Senna non
era ancora una star. A quell’epoca entrambi erano sicuri che sarebbero finiti
in Formula 1. Nel 1987 Senna si interessò molto seriamente di Berger, quando
passò dalla Benetton alla Ferrari. A quel tempo Ayrton guidava una poco
competitiva Lotus ed era chiaro che Berger era capitato in un top team. “Ayrton
si rese improvvisamente conto che c’era un nuovo avversario a cui prestare
attenzione, così cominciò a diventare molto amichevole facendomi domande su
come lavorassero in Ferrari in modo da raccogliere tutte le informazioni
possibili” ricorda Berger. “Quello era il suo modo di fare, il momento in cui
si rese conto che qualcuno o qualcosa avrebbe potuto portargli via quello che
voleva”. Fu a quel punto che la loro amicizia cominciò a crescere. Nacque il
mito che Berger insegnava a Senna a ridere e Senna insegnava Berger a correre,
ma la verità in realtà è più complessa. Così dice Berger:”Ayrton aveva un
grande vantaggio a causa della sua notevole esperienza, dal momento che
cominciò a correre a quattro anni, mentre io a ventuno. Lavorò duro, ma non
l’ho mai visto lavorare più degli altri piloti di punta, il suo vero talento
era nella concentrazione. Rimaneva concentrato tutto il tempo, riconosceva i
suoi punti deboli e lavorava per correggerli. Aveva un incredibile capacità di
gestione, dai duelli in pista, alle dichiarazioni alla stampa e all’analisi dei
dati tecnici” Le capacità di Senna in Formula 1 non sono mai state messe in
dubbio, ma la sua esperienza e capacità non erano così estese. Come ammette
Berger, il brasiliano non era così esperto:”Ayrton cominciò a correre così
presto che non fece mai nient’altro di diverso, mentre io avevo vissuto una
vita più normale, ero passato attraverso le discoteche e la vita notturna. Io
dovevo portare qualcosa nell’amicizia che lui non aveva sperimentato e così fu.
Ma non è vero che io gli insegnavo a divertirsi, non c’è nessuno meglio di un
brasiliano che sappia come comportarsi in una discoteca, ci sono nati. Lui
doveva soltanto lasciarsi guidare e sarebbe andato avanti da solo”.
Dal momento che Berger non ha
mai parlato del suo rapporto con Senna e della loro condivisa amicizia, si sono
creati e rafforzati con il tempo degli aneddoti che sono diventati veri e
propri miti e leggende, tramandate fino ad oggi. Senza che sia arrivata mai una
conferma o una smentita. Ce ne parla a cuore aperto ora: “Nella vita, e
soprattutto in questo mondo,ciascuno di noi è protagonista della sua storia ,
come se fossimo a recitare su un palco. A Senna è toccata la fama di leggenda
dell’automobilismo, a me invece quella del ragazzo scapestrato, ma la verità
sta nel mezzo, perchè entrambi siamo stati piloti professionali ed ambedue ci
siamo concessi qualche momento di svago nella vita privata. Di certo eravamo
consci che davanti a noi si aprivano le porte di una carriera, e che dovevamo
concentrarci in primis su di essa.”
Nel 1990 Berger lascia la Ferrari e diventa il compagno di squadra di Ayrton alla Mclaren, quando Alain Prost passa a Maranello. C’erano stati screzi fra il brasiliano ed il francese, e Gerhard portò una ventata di aria fresca. Nacque la più solida amicizia fra due piloti dello stesso team, che la storia della F1 abbia conosciuto. Fu l’inizio di tre anni di soddisfazioni dentro e fuori dall’abitacolo per i due. E soprattutto fu l’occasione per conoscere le vere potenzialità dei due confrontate con la stessa vettura. Senna era chiaramente il più veloce dell’austriaco. L’anno precedente si era qualificato quasi sempre un secondo più veloce di Alain. Ora aveva un compagno diverso con cui confrontarsi. E Berger dava un bel da fare a Senna, riuscendo ad andare “solo” due decimi di secondo più lento. ” Se mettessimo a confronto le nostre qualifiche e facessimo una somma, si potrebbe vedere che poi alla fine non stavo poi cosi’ indietro. Ho potuto fare esperienza diretta del suo talento, e sapevo di non poterlo battere sempre, e quelle volte che ci riuscivo facevo del mio meglio, e le altre tentavo di andare vicino il più possibile. Ma non potevo combatterlo aspramente. Ne sarebbe stata inficiata la nostra solida amicizia. Forse l’ho fatto in modo differente da Alain. Di sicuro Ayrton era la presenza più importante in fabbrica,era campione del mondo,il migliore nel suo lavoro, e tutti che si fidavano ciecamente di lui, tutti che lo supportavano e facevano il tifo solo per lui. Ma non me lo ha mai fatto pesare. C’erano però alcuni momenti, quando si ritrovava nelle condizioni di lottare per il titolo, in cui io avevo sempre la sensazione che la squadra fosse felice per una mia vittoria solo perchè andava a vantaggio di Ayrton nell’economia del campionato.”
Berger ha una sua idea del perchè del rapporto conflittuoso fra Alain ed Ayrton : “Se hai qualcuno come Senna o Schumacher come compagni di squadra, ci sono differenti modalità di portare avanti il rapporto professionale. A quel tempo Senna sicuramente era il migliore senza dubbio, e tutti lo sapevano. Alain ha avuto la sfortuna di doversi confrontare con lui con lo stesso potenziale di vettura, infatti ben sapeva di non poter competere in termini di velocità, ed allora si è messo abbastanza precomente l’anima in pace sotto questo punto di vista. A quel punto aveva due scelte , o dire “Va bene, non cerco il confronto impossibile e so quali sono le mie potenzialità, dove posso arrivare e dare il mio contributo per far crescere la squadra.” Semplicemente accettare i propri limiti. Lui invece, ha rifiutato di prendere in considerazione tutto questo, e la faccenda è diventata una questione politica. Ha sbagliato “in toto” e non ha esitato ad infamare le persone. Tutto questo ha causato una situazione problematica, ed Ayrton ne ha risentito, perchè sapeva di essere nel giusto, con Prost che tentava di destabilizzarlo. Era chiaro che tutte queste vicende erano qualcosa di grande da gestire anche per una persona astuta come il francese. E di fatti tutto ciò sarebbe esplosa di li’ a poco “. Non che il rapporto fra l’austriaco e Senna fosse totalmente idialliaco fin dall’inizio. Berger si fece un’ idea della realtà alla Mclaren, cosa significava essere compagno del brasiliano. Senna avrebbe utilizzato qualsiasi mezzo per mantenere il gap di prestazioni fra lui e Gerhard. Se ne fece un’idea già quando Berger si era portato dalla Ferrari il motorista Ascanelli, un eccelso professionista, considerato un genio della tecnica capace di risolvere un qualsiasi problema evidenziato dal pilota , prima che questo fosse uscito dall’abitacolo. Berger lo sa bene ” Giorgio era l’ingegnere che mi seguiva in Ferrari ed era il migliore. Ma io non l’ho stimato abbastanza. Tutto quello che avrei dovuto fare era dirgli tre semplici parole appena tornato ai box dopo un giro di pista, e lui avrebbe saputo rispondere e risolvere in un secondo il problema per permettermi di andare più veloce. Ma in Mclaren le cose si complicarono io non potevo contare più sul suo appoggio, i tecnici che mi seguivano non capivano, ed allora convinsi Ascanelli a seguirmi nella mia avventura a Woking. Il paradosso è che Dennis lo assegnò subito ad Ayrton lasciandomi alquanto contraddetto. Anche questo fu un motivo in più del successo di Ayrton. Avevano capito che sicuramente avrei migliorato di molto i miei tempi, e allora si premunirono. E’ stato un mio errore non aver fatto la voce grossa” .
Nel 1990 Berger lascia la Ferrari e diventa il compagno di squadra di Ayrton alla Mclaren, quando Alain Prost passa a Maranello. C’erano stati screzi fra il brasiliano ed il francese, e Gerhard portò una ventata di aria fresca. Nacque la più solida amicizia fra due piloti dello stesso team, che la storia della F1 abbia conosciuto. Fu l’inizio di tre anni di soddisfazioni dentro e fuori dall’abitacolo per i due. E soprattutto fu l’occasione per conoscere le vere potenzialità dei due confrontate con la stessa vettura. Senna era chiaramente il più veloce dell’austriaco. L’anno precedente si era qualificato quasi sempre un secondo più veloce di Alain. Ora aveva un compagno diverso con cui confrontarsi. E Berger dava un bel da fare a Senna, riuscendo ad andare “solo” due decimi di secondo più lento. ” Se mettessimo a confronto le nostre qualifiche e facessimo una somma, si potrebbe vedere che poi alla fine non stavo poi cosi’ indietro. Ho potuto fare esperienza diretta del suo talento, e sapevo di non poterlo battere sempre, e quelle volte che ci riuscivo facevo del mio meglio, e le altre tentavo di andare vicino il più possibile. Ma non potevo combatterlo aspramente. Ne sarebbe stata inficiata la nostra solida amicizia. Forse l’ho fatto in modo differente da Alain. Di sicuro Ayrton era la presenza più importante in fabbrica,era campione del mondo,il migliore nel suo lavoro, e tutti che si fidavano ciecamente di lui, tutti che lo supportavano e facevano il tifo solo per lui. Ma non me lo ha mai fatto pesare. C’erano però alcuni momenti, quando si ritrovava nelle condizioni di lottare per il titolo, in cui io avevo sempre la sensazione che la squadra fosse felice per una mia vittoria solo perchè andava a vantaggio di Ayrton nell’economia del campionato.”
Berger ha una sua idea del perchè del rapporto conflittuoso fra Alain ed Ayrton : “Se hai qualcuno come Senna o Schumacher come compagni di squadra, ci sono differenti modalità di portare avanti il rapporto professionale. A quel tempo Senna sicuramente era il migliore senza dubbio, e tutti lo sapevano. Alain ha avuto la sfortuna di doversi confrontare con lui con lo stesso potenziale di vettura, infatti ben sapeva di non poter competere in termini di velocità, ed allora si è messo abbastanza precomente l’anima in pace sotto questo punto di vista. A quel punto aveva due scelte , o dire “Va bene, non cerco il confronto impossibile e so quali sono le mie potenzialità, dove posso arrivare e dare il mio contributo per far crescere la squadra.” Semplicemente accettare i propri limiti. Lui invece, ha rifiutato di prendere in considerazione tutto questo, e la faccenda è diventata una questione politica. Ha sbagliato “in toto” e non ha esitato ad infamare le persone. Tutto questo ha causato una situazione problematica, ed Ayrton ne ha risentito, perchè sapeva di essere nel giusto, con Prost che tentava di destabilizzarlo. Era chiaro che tutte queste vicende erano qualcosa di grande da gestire anche per una persona astuta come il francese. E di fatti tutto ciò sarebbe esplosa di li’ a poco “. Non che il rapporto fra l’austriaco e Senna fosse totalmente idialliaco fin dall’inizio. Berger si fece un’ idea della realtà alla Mclaren, cosa significava essere compagno del brasiliano. Senna avrebbe utilizzato qualsiasi mezzo per mantenere il gap di prestazioni fra lui e Gerhard. Se ne fece un’idea già quando Berger si era portato dalla Ferrari il motorista Ascanelli, un eccelso professionista, considerato un genio della tecnica capace di risolvere un qualsiasi problema evidenziato dal pilota , prima che questo fosse uscito dall’abitacolo. Berger lo sa bene ” Giorgio era l’ingegnere che mi seguiva in Ferrari ed era il migliore. Ma io non l’ho stimato abbastanza. Tutto quello che avrei dovuto fare era dirgli tre semplici parole appena tornato ai box dopo un giro di pista, e lui avrebbe saputo rispondere e risolvere in un secondo il problema per permettermi di andare più veloce. Ma in Mclaren le cose si complicarono io non potevo contare più sul suo appoggio, i tecnici che mi seguivano non capivano, ed allora convinsi Ascanelli a seguirmi nella mia avventura a Woking. Il paradosso è che Dennis lo assegnò subito ad Ayrton lasciandomi alquanto contraddetto. Anche questo fu un motivo in più del successo di Ayrton. Avevano capito che sicuramente avrei migliorato di molto i miei tempi, e allora si premunirono. E’ stato un mio errore non aver fatto la voce grossa” .
Intanto Giorgio ed Ayrton
iniziarono a lavorare assieme, e dopo le prime incomprensioni, si dimostrarono
fin da subito una coppia imbattibile. All’inizio del 1992, la Honda decide di
abbandonare la F1. Sochiro Honda lo disse prima ad Ayrton che a Ron Dennis ed
alla Mclaren. E Senna lo confidò segretamente a Gerhard. Entrambi decisero di
dire addio alla scuderia, ora che la squadra era senza un valido propulsore. La
Mclaren avrebbe iniziato un calo vistoso. ” Ayrton andò in Williams nel 1994,
ma il suo addio fu preparato molto tempo prima. Quando seppe della Honda, mi
avverti’ di cambiare aria perchè le cose non sarebbero andate più come prima.
Lui aveva un rapporto molto confidenziale con i giapponesi, e sapeva sempre le
cose prima di Ron Dennis, con il quale ufficialmente c’era il rapporto di
collaborazione. Avevamo deciso insieme di abbandonare la barca prima che
affondasse. Tuttavia avevamo scopi differenti. Io il denaro, lui il successo e
una scuderia che potesse dargli queste garanzie tecniche. Sicuramente all’epoca
la Williams era l’unica opzione. A me non importava tanto di garanzie tecniche,
cercavo una sistemazione comoda e scelsi la Ferrari perchè conoscevo l’ambiente
nonostante all’epoca il team non navigasse di certo nell’oro. Era anche una
sfida. Toccato il fondo non puoi far altro che risalire e la Ferrari non poteva
certo restare cosi’ indietro per troppo tempo, anche se la crisi era stata
profonda ed avevano sfiorato l’addio alla F1. Decisi di tornare quando ci fu un
valido accordo contrattuale. Ayrton ed io ne parlammo ed io dissi “Ok, posso
provarci, vado mi rendo conto se la cosa è fattibile, magari posso smuovere un
pò la situazione per il verso giusto,vedere come vanno le cose, e se tutto va
per il verso giusto potremmo continuare assieme a Maranello nel giro di uno,due
anni.” Nel frattempo aveva puntato gli occhi sulla Williams. Però le trattative
si fermarono e Frank dovette aspettare un anno prima di averlo in squadra. Se
fosse venuto con me in Ferrari sicuramente ad occhi chiusi credo avremmo fatto bene
quanto come la Ferrari di Schumacher.” Senna aveva iniziato una lunga
trattativa con Williams, per assicurarsi quel sedile agognato. L’unico
problema, il grande problema, era che l’altro sedile era occupato per il 1993
dal suo acerrimo rivale Prost. “Ayrton mi disse che avrebbe corso per
Williams,perchè il contratto era stato firmato e l’accordo era stato posto
sotto ogni minimo dettaglio. Poi accade una sorta di rivoluzione, e disse che
non avrebbe mai corso per loro. Due mesi dopo aveva cambiato nuovamente
opinione. Questa volta andava dicendo che avrebbe tentato l’avventura perchè
era l’unica vettura in grado di dargli il successo per gli anni a venire. A
quei tempi ci furono alcune negoziazioni ed era abbastanza chiaro fare una
previsione su quale sarebbe stata la squadra di Ayrton nell’immediato futuro.
Ron fece di tutto per tenerlo con sè, ma non aveva i mezzi necessari per farlo
e garantirgli un adeguato sviluppo tecnico della vettura. Lui aveva solo i
soldi dalla sua parte, Ayrton voleva il successo, il titolo. Era chiaro che
sarebbe finita di li’ a poco. Il distacco dalla Mclaren fu traumatico. Berger
dice che ci fu una frattura insanabile nel rapporto di fiducia fra Senna e Ron
Dennis: ” Per come era stato portato avanti il tira e molla dell’affare
Senna-Williams-Mclaren si venne a creare una situazione tale da deteriorare la
relazione fra Dennis ed Ayrton . Specialmente Ron si sentiva tradito perchè lui
ha avuto un atteggiamento molto protettivo per il suo team. Credeva che Ayrton
avesse tutto in Mclaren, e che non gli mancasse nulla, e non poteva accettare
che la realtà non fosse cosi’ come lui se la immaginava. Però tutti portavano
nel cuore Ayrton perchè lui aveva fatto tanto per la squadra, e dopo che le
trattative si conclusero, il rapporto con Ron si ricuci’. Senna non aveva avuto
altre scelte che restare e firmare un contratto per il 1993 con la Mclaren,
anche se questa non era stata la sua volontà iniziale. Poi accade il famoso
episodio durante un breve viaggio con un elicottero, quando Gerhard lanciò
fuori dal portello del veivolo la borsa di Senna. Anche lui ci conferma che il
curioso evento accadde realmente cosi’ come è stato descritto. “Qualche giorno
dopo la sua firma per la Mclaren, ci trovavamo a Villa d’Este nei pressi di
Como per il gran premio monzese di quell’anno, il 1992. Quella mattina, prima
che fossimo trasportati al circuito con l’elicottero, Ayrton mi disse
dell’accaduto e che aveva firmato per un altro anno con loro e quando ci
trovavamo nel bel mezzo del viaggio, decisi di lanciare per aria la sua borsa.
Era uno scherzo come tanti ce ne facevamo a vicenda in quegli anni.” E che
scherzo! I due giovani piloti vissero una vita non comune, che molti stentano
ad immaginare. Non solo potevano disporre di denaro a palate (ognuno di loro
riusciva a guadagnare più di dodici migliori di dollari all’anno fra stipendio
e sponsorizzazioni varie), ma erano anche entrambi molto famosi e conosciuti in
tutto il mondo, e per molti fans, una modica cifra di cento milioni di persone,
erano veri e propri eroi. Tanto che Berger ammette ” Sicuramente non potevamo
lamentarci per la vita che facevamo. Ayrton aveva una gran bella villa ad
Angra, ed io un bello yacht, un jet ed un elicottero tanto per cambiare. Mi
ricordo che una volta che andai a fargli visita in Brasile, decidemmo di
prendere un elicottero ed andare a nuotare. Atterrammo in una spiaggia, creando
del vero caos e panico fra i bagnanti, perchè tutti vedevano questo elicottero
atterrare, e ci credevamo pazzi. E nessuno credeva ai propri occhi quando
uscimmo calmi e tranquilli dal nostro mezzo, come se non fosse successo nulla
di che. E con la stessa calma andammo a farci un bagno al mare e ritornammo
all’elicottero. Questo era il nostro lato bambinesco che viveva ancora in noi,
nonostante fossimo abbastanza grandi e vaccinati.”
“Avevamo tutto quello che ognuno poteva desiderare in termini materialistici, noi potevamo realizzare per noi stessi qualsiasi sogno di una qualsiasi persona comune: aerei,elicotteri, ville da sogno, ed una carriera fantastica. E’ solo oggi, guardando il passato , che ti accorgi di quanto eravamo fortunati ad avere tutto ciò. Quel tipo di vita che viene raffigurato nelle pellicole cinematografiche hollywoodiane, come James Bond. E come nei films di Bond c’è sempre una tragedia, e sfortunatamente toccò ad Ayrton recitare questa parte spiacevole.”
“Avevamo tutto quello che ognuno poteva desiderare in termini materialistici, noi potevamo realizzare per noi stessi qualsiasi sogno di una qualsiasi persona comune: aerei,elicotteri, ville da sogno, ed una carriera fantastica. E’ solo oggi, guardando il passato , che ti accorgi di quanto eravamo fortunati ad avere tutto ciò. Quel tipo di vita che viene raffigurato nelle pellicole cinematografiche hollywoodiane, come James Bond. E come nei films di Bond c’è sempre una tragedia, e sfortunatamente toccò ad Ayrton recitare questa parte spiacevole.”
Dei sette anni in cui i due
furono amici,l’austriaco serba ancora molti vivi ricordi da conservare
gelosamente.Un giorno, dice, spera di raccogliere tutte le memorie in una
autobiografia su tutta la carriera vissuta in Formula Uno con il suo compagno
di avventure. Ma non ancora, non è ancora passato troppo tempo. Ha ancora tanto
da raccontare e molti speciali aneddoti di Senna pilota. E sorprendentemente,
dice che la sue performances migliori in carriera furono i tre gran premi corsi
per Williams. “In Williams il suo lavoro fu davvero impressionante. Al tempo la
vettura di quell’anno non era da pole position, ma questo non preoccupava
affatto Ayrton, perchè ci riusci’ ugualmente. Ha sempre avuto questa
caratteristica, le prestazioni in qualifica. Mi ricordo una delle tante
sessioni con lui ad Imola negli anni in Mclaren. Io ero stato il più veloce, e
poi lui scese in pista dopo di me e fece il miglior tempo superandomi. Io
allora ritornai a fare il mio tempo e ci riuscii’, e lui ancora una volta mi
superò. Guidavamo la stessa vettura e incominciammo a guardarci negli occhi,
prima che l’altro uscisse dai box, quasi come se fosse una sfida solo fra noi
due. In uno di questi momenti appena messasi la cintura di sicurezza, venne da
me e mi disse ” Senti ora stiamo rischiando troppo” ed io replicai “Si è vero,
hai ragione, ti concedo un altro round se hai coraggio”. Rischiò la puntata
cosi’ come era solito fare con me.
Berger vede molte connotazioni simili in Schumacher che furono proprie di Ayrton. “Ayrton e Michael sono molto simili nel modo di fronteggiare le sfide agonistiche che si presentano loro davanti. Quando parlo con Michael mi sovviene sempre in mente Ayrton, lui mi ricorda molti aspetti agonostici di lui, il modo in cui analizza gli eventi, e l’ampiezza di vedute che ha di tutto. Non vedo nessun altro in Formula Uno al momento, in grado di paragonarsi a Michael. Io avevo una grande sensibilità per gli aspetti tecnici, per quello che bisognava cambiare sulla vettura per renderla più prestante, ma loro hanno sempre avuto un qualcosa in più, e non vedo altri che focalizzano la loro attenzione su determinati aspetti come loro. Io provavo dieci cose differenti allo stesso momento, loro ,due, e sono sempre riusciti ad ottenere sempre il 100% dalle loro prestazioni. Puoi tentare di risolvere ed aggiustare dieci problemi assieme, uno per uno e andare più veloce, ma quello che fa veramente la differenza è identificarne due o tre, e quando li hai risolti, si dimostrano quelli che ti fanno fare la differenza davvero. Michael ha questa capacità, ed Ayrton aveva la stessa facoltà. La vettura deve essere compresa in tutti i suoi aspetti, sottosterzo, sobbalzi, o qualsiasi altra cosa, ed ambedue capivano immediatamente dove dover agire, quale il fattore chiave su cui agire per ridurre il gap dai migliori. Moltissimi piloti non hanno questo talento”.
L’ultimo ricordo di Gerhard di Ayrton è il suo sorriso rivoltogli sulla griglia, nel momento in cui i nomi dei piloti venivano annunciati, e la folla di Imola inneggiante loro. “Fu un sorriso particolare. Quello di un amico che si compiaceva di vedere tanto affetto da parte della gente per te. Questa è l’ultima cosa che voglio ricordare di lui. Dopo l’incidente alcuni dissero che non c’era alcun problema e che lui era uscito incolume dall’auto, altri andavano dicendo che era successo qualche fattaccio, ma al tempo non mi sono reso conto di quello che stava accadendo. Avevo capito solo che dovevo fermarmi dopo sei o sette giri e andare nei box. Un altro pilota, non ricordo chi, mi venne incontro e mi disse che Ayrton era in pessime condizioni, che era stato ricoverato nell’ospedale di Bologna e che lo stato della sua salute era critico. Appena mi fu riferito questo, ci fu il decollo di una vettura, tagliò l’aria proprio davanti a me, ed era il risultato di un altro incidente, questa volta nei box della Lotus, proprio quando la vettura di Michele Alboreto, la Minardi, perse un pneumatico posteriore durante la sosta ai box. Stavo giusto seduto nella vettura e pensavo “Accidenti! Che diamine sta succedendo?”
“Sid Watkins era all’ospedale con Ayrton, e mi disse che le sue condizioni erano pessime. Tanto. Non c’era nessuna chance di salvarlo. Mi accompagnarono alla sua stanza e fu l’ultima volta che mi trovai al suo cospetto. Passai in quelle quattro mura alcuni minuti con lui, e non ci potevo fare nulla. Mi ritrovai di colpo di fronte alla verità della realtà. Nella vita da pilota, in un certo senso, ti senti sempre un pò pronto all’idea di morire, e di fatti durante la mia carriera ho perso tanti compagni di avventura e amici come Alboreto, De Angelis, Winkelhock, Gartner. Però il legame che mi legava ad Ayrton era più forte di quanto non fosse con gli altri citati. Era un mio caro amico, e sebbene fosse stato messo in conto, vista la pericolosità del nostro mestiere, fu un duro colpo comunque. Mi fece davvero male.”.
Dopo aver salutato per l’ultima volta la persona con cui avevo condiviso molti momenti di vita vissuta, Berger volò in Austria e si rinchiuse isolato nella sua casa. “Non parlai con nessuno per due giorni interi, vedevo la segreteria del telefono riempirsi di messaggi, ma non me la sentivo di parlare. Con nessuno. Perchè niente poteva cancellare quello che era successo, e volevo regalarmi alcuni momenti da solo, rimuginando su tanti pensieri, prima di partire per il Brasile per i funerali.”
Lui e Johnny Herbert furono gli unici piloti di Formula Uno ad presenziare la cerimonia sia di Roland che di Ayrton. Ratzemberger mori’ il giorno prima di Ayrton. Berger ebbe molto tempo per pensare e ripensare sulle cause di quel tragico incidente, ed alla fine ha tratto le sue conclusioni. “Per me, non fu una perdita di concentrazione, o un errore del pilota, perchè magari questo può accadere quando l’asfalto è bagnato e li’ in quel punto è facile uscire in quelle condizioni. Non so cosa sia successo, propendo per un guasto tecnico. Tutti si sono chiesti quale fosse quel giorno la vera concentrazione che aveva nell’animo Ayrton, dopo la morte di Roland il sabato. Tralasciano un piccolo particolare: Ayrton era il maestro della concentrazione, lui non si faceva influenzare da nulla quando bisognava farlo. Una volta sulla griglia di partenza lasciava sempre dietro di sè i pensieri e si concentrava solo sulla gara. Come competeva ad un vero pilota professionista, perchè è sempre più difficile avere la concentrazione necessaria nei momenti più difficili. E sai che proprio in quei momenti potresti pagarla cara con la tua stessa vita.”
Berger crede che Senna fosse il migliore – “Ayrton era una persona speciale. Aveva un modo particolare di presentarsi alla gente, magari ad alcuni non andava bene il suo carattere, però aveva un gran cuore e sapeva scegliersi le persone attorno a lui. Amava la sua terra, era brasiliano al cento per cento con un carattere latino. Puoi sempre dire nella tua vita di aver un una persona speciale come punto di riferimento. Enzo Ferrari lo è stato, ma non parlo soltanto del mondo dei motori, può essere un presidente, un leader, o soltanto una persona come tante con qualità speciali. Una persona lo è non per la carica che ricopre che gli dà autorità, ma bisogna avere invece l’autorevolezza, il carisma. Ayrton è una di queste persone sicuramente. Professionalmente parlando, Schumacher è bravo quanto Ayrton come ho detto prima, ma con la personalità di Ayrton se ne trovano uno su un milione. Mi manca come collega , ma soprattutto come amico, un grande amico, e non potrò mai dimenticarmi di lui.”
Berger vede molte connotazioni simili in Schumacher che furono proprie di Ayrton. “Ayrton e Michael sono molto simili nel modo di fronteggiare le sfide agonistiche che si presentano loro davanti. Quando parlo con Michael mi sovviene sempre in mente Ayrton, lui mi ricorda molti aspetti agonostici di lui, il modo in cui analizza gli eventi, e l’ampiezza di vedute che ha di tutto. Non vedo nessun altro in Formula Uno al momento, in grado di paragonarsi a Michael. Io avevo una grande sensibilità per gli aspetti tecnici, per quello che bisognava cambiare sulla vettura per renderla più prestante, ma loro hanno sempre avuto un qualcosa in più, e non vedo altri che focalizzano la loro attenzione su determinati aspetti come loro. Io provavo dieci cose differenti allo stesso momento, loro ,due, e sono sempre riusciti ad ottenere sempre il 100% dalle loro prestazioni. Puoi tentare di risolvere ed aggiustare dieci problemi assieme, uno per uno e andare più veloce, ma quello che fa veramente la differenza è identificarne due o tre, e quando li hai risolti, si dimostrano quelli che ti fanno fare la differenza davvero. Michael ha questa capacità, ed Ayrton aveva la stessa facoltà. La vettura deve essere compresa in tutti i suoi aspetti, sottosterzo, sobbalzi, o qualsiasi altra cosa, ed ambedue capivano immediatamente dove dover agire, quale il fattore chiave su cui agire per ridurre il gap dai migliori. Moltissimi piloti non hanno questo talento”.
L’ultimo ricordo di Gerhard di Ayrton è il suo sorriso rivoltogli sulla griglia, nel momento in cui i nomi dei piloti venivano annunciati, e la folla di Imola inneggiante loro. “Fu un sorriso particolare. Quello di un amico che si compiaceva di vedere tanto affetto da parte della gente per te. Questa è l’ultima cosa che voglio ricordare di lui. Dopo l’incidente alcuni dissero che non c’era alcun problema e che lui era uscito incolume dall’auto, altri andavano dicendo che era successo qualche fattaccio, ma al tempo non mi sono reso conto di quello che stava accadendo. Avevo capito solo che dovevo fermarmi dopo sei o sette giri e andare nei box. Un altro pilota, non ricordo chi, mi venne incontro e mi disse che Ayrton era in pessime condizioni, che era stato ricoverato nell’ospedale di Bologna e che lo stato della sua salute era critico. Appena mi fu riferito questo, ci fu il decollo di una vettura, tagliò l’aria proprio davanti a me, ed era il risultato di un altro incidente, questa volta nei box della Lotus, proprio quando la vettura di Michele Alboreto, la Minardi, perse un pneumatico posteriore durante la sosta ai box. Stavo giusto seduto nella vettura e pensavo “Accidenti! Che diamine sta succedendo?”
“Sid Watkins era all’ospedale con Ayrton, e mi disse che le sue condizioni erano pessime. Tanto. Non c’era nessuna chance di salvarlo. Mi accompagnarono alla sua stanza e fu l’ultima volta che mi trovai al suo cospetto. Passai in quelle quattro mura alcuni minuti con lui, e non ci potevo fare nulla. Mi ritrovai di colpo di fronte alla verità della realtà. Nella vita da pilota, in un certo senso, ti senti sempre un pò pronto all’idea di morire, e di fatti durante la mia carriera ho perso tanti compagni di avventura e amici come Alboreto, De Angelis, Winkelhock, Gartner. Però il legame che mi legava ad Ayrton era più forte di quanto non fosse con gli altri citati. Era un mio caro amico, e sebbene fosse stato messo in conto, vista la pericolosità del nostro mestiere, fu un duro colpo comunque. Mi fece davvero male.”.
Dopo aver salutato per l’ultima volta la persona con cui avevo condiviso molti momenti di vita vissuta, Berger volò in Austria e si rinchiuse isolato nella sua casa. “Non parlai con nessuno per due giorni interi, vedevo la segreteria del telefono riempirsi di messaggi, ma non me la sentivo di parlare. Con nessuno. Perchè niente poteva cancellare quello che era successo, e volevo regalarmi alcuni momenti da solo, rimuginando su tanti pensieri, prima di partire per il Brasile per i funerali.”
Lui e Johnny Herbert furono gli unici piloti di Formula Uno ad presenziare la cerimonia sia di Roland che di Ayrton. Ratzemberger mori’ il giorno prima di Ayrton. Berger ebbe molto tempo per pensare e ripensare sulle cause di quel tragico incidente, ed alla fine ha tratto le sue conclusioni. “Per me, non fu una perdita di concentrazione, o un errore del pilota, perchè magari questo può accadere quando l’asfalto è bagnato e li’ in quel punto è facile uscire in quelle condizioni. Non so cosa sia successo, propendo per un guasto tecnico. Tutti si sono chiesti quale fosse quel giorno la vera concentrazione che aveva nell’animo Ayrton, dopo la morte di Roland il sabato. Tralasciano un piccolo particolare: Ayrton era il maestro della concentrazione, lui non si faceva influenzare da nulla quando bisognava farlo. Una volta sulla griglia di partenza lasciava sempre dietro di sè i pensieri e si concentrava solo sulla gara. Come competeva ad un vero pilota professionista, perchè è sempre più difficile avere la concentrazione necessaria nei momenti più difficili. E sai che proprio in quei momenti potresti pagarla cara con la tua stessa vita.”
Berger crede che Senna fosse il migliore – “Ayrton era una persona speciale. Aveva un modo particolare di presentarsi alla gente, magari ad alcuni non andava bene il suo carattere, però aveva un gran cuore e sapeva scegliersi le persone attorno a lui. Amava la sua terra, era brasiliano al cento per cento con un carattere latino. Puoi sempre dire nella tua vita di aver un una persona speciale come punto di riferimento. Enzo Ferrari lo è stato, ma non parlo soltanto del mondo dei motori, può essere un presidente, un leader, o soltanto una persona come tante con qualità speciali. Una persona lo è non per la carica che ricopre che gli dà autorità, ma bisogna avere invece l’autorevolezza, il carisma. Ayrton è una di queste persone sicuramente. Professionalmente parlando, Schumacher è bravo quanto Ayrton come ho detto prima, ma con la personalità di Ayrton se ne trovano uno su un milione. Mi manca come collega , ma soprattutto come amico, un grande amico, e non potrò mai dimenticarmi di lui.”
Articolo di Jane Nottage
Foto di Keith Sutton
FONTE PESQUISADA
Jane Nottage. Berger-Senna: Gli anni alla
“James Bond”. Disponível em: <http://www.eracemotorblog.it/2008/06/08/berger-senna-gli-anni-alla-james-bond.html>.
Acesso em: 01 de fevereiro 2014.
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