30 maggio 2013 – Il mese di maggio è il mese dove la primavera fa sbocciare tanti bellissimi fiori; in contrapposizione, il fan D.O.C. della Formula 1 nonchè amante delle gesta degli eroi del passato, ricorda questo periodo dell’anno con grande amarezza. Tanti sono stati i “fiori” della casa regina che maggio ha portato via con sé, tante le vite spezzate da questo circus che all’epoca spesso non lasciava scampo al minimo errore.
Non solo Ayrton Senna e Gilles Villeneuve sono volati via in primaversa. Statistiche alla mano sono ben 12 i piloti deceduti in questo sfortunato mese, molti dei quali nei primi anni della categoria regina e la maggior parte di essi di nazionalità statunitense proprio nel loro GP di casa ad Indianapolis.
Nei primi anni di vita della Formula 1, la 500 Miglia di Indianapolis era una gara valevole per il campionato mondiale, nel tentativo di avvicinare le serie americane a quella europea per eccellenza, anche se con risultati deludenti. Tuttavia, l’anello più famoso del mondo da sempre è stato oggetto di diverse morti e la Formula 1 non è di certo scampata a questo pericolo. Sono ben otto i piloti americani che per l’occasione hanno partecipato alla manifestazione perdendo la vita.
Il primo fu Chet Miller soprannominato “il decano dello Speedway”, deceduto nel 1952 a seguito di un impatto contro il muretto durante le prove del venerdì.
L’anno successivo fu la volta di Carl Scarborough, che morì a seguito di alcuni malori che ne causarono il decesso per ipertermia. Si classificò dodicesimo, nella circostanza.
Nel ’55, fu la volta di Manny Ayulo, in prova, e di Bill Vukovich 15 giorni dopo, durante la gara che stava conducendo quando fu coinvolto in un groviglio di doppiati; la sua auto prese il volo e atterrò ribaltata prendendo fuoco. Inutili i tentativi di soccorso.
L’anno successivo fu la volta di Carl Scarborough, che morì a seguito di alcuni malori che ne causarono il decesso per ipertermia. Si classificò dodicesimo, nella circostanza.
Nel ’55, fu la volta di Manny Ayulo, in prova, e di Bill Vukovich 15 giorni dopo, durante la gara che stava conducendo quando fu coinvolto in un groviglio di doppiati; la sua auto prese il volo e atterrò ribaltata prendendo fuoco. Inutili i tentativi di soccorso.
Scomparve così il primo pilota ad aver vinto ben due volte una Indy 500 valevole per il campionato del mondo di Formula 1, nonché il primo nella storia a perdere la vita durante la corsa e in una gara di simile spessore, oltretutto mentre era al comando e aveva fatto registrare il giro più veloce in gara, che gli valse un beffardo punto in classifica. Portò via con se anche l’allora invidiabile record di aver compiuto più giri in testa per tre anni di seguito a quella parte.
Keith Andrews perì nel ’57 durante le prove cronometrate e il compagno, nonché primo Campione del Mondo di Formula 1, Giuseppe Farina abbandonò la competizione.
L’anno seguente, Pat O’Connor, come molti suoi connazionali, prese parte all’unica gara di F1 dell’anno ad Indy, ma rimase coinvolto in una collisione multipla durante il primo giro. La sua auto si capovolse prendendo fuoco non lasciando via di fuga al pilota.
Nel ’59, come due anni prima persero la vita due piloti: Jerry Unser e Bob Cortner durante le prove. Sono loro a chiudere la serie nera di vittime mietute dallo Speedway da quando è stato parte del Circus della Formula 1 nel suo primo decennio di vita.
Nel ’59, come due anni prima persero la vita due piloti: Jerry Unser e Bob Cortner durante le prove. Sono loro a chiudere la serie nera di vittime mietute dallo Speedway da quando è stato parte del Circus della Formula 1 nel suo primo decennio di vita.
Rimanendo ad Indy, il primo italiano a gareggiare alla 500 miglia fu Alberto Ascari nel 1952, ma si dovette ritirare per il cedimento di una ruota. Nonostante ciò, quell’anno vinse le ultime sei gare della stagione e si assicurò il titolo grazie alla sua Ferrari 500 F2. Aldilà di questo e dei suoi due titoli del mondo, Ascari rimane uno di quei “fiori del prato verde” della Formula 1 che venne falciato bruscamente il 26 maggio 1955 durante una sessione privata di test a Monza. Un destino assurdo se pensiamo che solo quattro giorni prima aveva rischiato grosso finendo in mare durante il Gran Premio di Montecarlo.
Diversi anni dopo, proprio nel Principato, fu la volta di Lorenzo Bandini, la cui Ferrari, dopo aver colpito una bitta di ormeggio delle navi, decollò, ricadde pesantemente a terra capovolgendosi e prese fuoco. Per il pilota romagnolo non ci fu niente da fare, troppo estese le ustioni sul suo corpo. Si spense il 10 maggio 1967 dopo 70 ore di agonia.
Il resto è storia quasi recente con le scomparse di G. Villeneuve, Elio De Angelis ed Ayrton Senna che completano il cerchio di vittime del mese di maggio, il più brutto da questo punto di vista con ben dodici vittime complessive, molte delle quali dovute alle velocità folli dello Speedway di Indianapolis, ma d’altronde come diceva qualcuno di questi piloti:”se non ami il rischio, stai a casa”.
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